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Per coppettazione
si intende una pratica molto diffusa, presente nelle varie medicine
tradizionali, e tramandata anche in Italia.
Nei tempi antichi
venivano utilizzate delle corna svuotate; successivamente si fece
ricorso a dei piccoli contenitori di vetro appositamente preparati
per tale uso.
La pratica delle
coppette (dette anche ventose) consiste nel
risucchiare verso l’esterno la parte della pelle sulla quale queste
vengono poste; per ottenere questo risultato si inserisce una
moneta, avvolta da una pezzuola attorcigliata a forma di stoppino,
intrisa di alcool, che si pone sulla pelle, e alla quale si dà fuoco
(ponendo sopra la coppetta). Quando l’ossigeno viene consumato, lo
stoppino si spegne e grazie alla depressione formatasi all’interno
della coppetta, avviene il risucchiamento della cute.
Altre volte, per
non correre il rischio di provocare delle scottature, si poneva un
batuffolo di cotone intriso di alcool, tenuto con una pinza, e si
scaldava l’interno della coppetta che veniva immediatamente posta
sulla pelle, premendola leggermente. Tale operazione provoca, oltre
il riscaldamento della cute, anche un forte aumento della
vascolarizzazione, difatti il ricorso alla pratica della
coppettazione rientra nella “medicazione revulsiva”. Per tale
effetto veniva utilizzata, anche a livello popolare, per curare gli
strappi muscolari, e alcuni dolori muscolari.
I medici
praticavano anche il salasso, tramite la coppettazione, che
consisteva nel produrre un taglio (scarificazione), sul quale
veniva posta la coppetta o ventosa, (quest’ultimo termine si
riferisce anche all’uso di contenitori in gomma).
La pratica del
salasso tramite la coppettazione si svolgeva in due tempi; nel primo
solitamente si procedeva, staccando la coppetta, e praticando un
taglietto nella zona più arrossata; successivamente si poneva
un’altra coppetta, che questa volta aspirava il sangue.

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