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Il digiuno è
probabilmente la forma di terapia più naturale, ed è forse nata
dall’osservazione del comportamento animale, o da un bisogno
interiore che il corpo reclama istintivamente quando è ammalato.
Nel corso della
vita, con una alimentazione sovente eccessiva, sregolata ed
evidenziata da grandi sapori, l’organismo accumula una serie di
cataboliti che non si riescono ad eliminare.
Normalmente si mangia
ogni 5-8 ore, con un tempo medio di digestione di 3 ore; questo vuol
dire che il periodo di riposo dell’apparato digerente è quasi nullo.
Un superlavoro, quindi, che non permette una completa eliminazione
delle scorie. Queste a lungo andare si accumulano nei tessuti, nelle
articolazioni e facilitano l’instaurarsi di patologie.
Con il termine
“digiunoterapia” si intende l’eliminazione di sostanze tossiche che
sono da molto tempo accumulate nel corpo. Questa eliminazione viene
resa possibile dal fatto che l’apparato digerente, essendo a
digiuno, si trova in una fase di riposo, per cui le energie
dell’organismo vengono utilizzate per espellere le tossine
attraverso gli organi emuntori. Per questo motivo il digiuno causa
fastidiosi effetti quali: sensazione di lingua spessa, alito
cattivo, orine di odore forte, odore della pelle diverso dal solito.

Tipi di digiuno
Il digiuno può
essere:
-
secco: la
forma più estrema in quanto non si assumono né solidi né
liquidi, da effettuarsi per 24 o al massimo 48 ore. E’ adatto
per eliminare le tossine della circolazione linfatica e per
diminuire il muco in caso di sinusite acuta.
-
umido: si
intende l’astensione dal cibo (ma non dall’acqua) per un periodo
che varia dai 4 ai 20 giorni, in alcuni casi protratto a 40. La
durata è molto soggettiva: essa dipende dalla stagione,
dall’età, dalla corporatura, dalla velocità di autolisi
(metabolismo)
-
misto: è
una combinazione dei due digiuni, da attuare con questa
sequenza: digiuno umido (elimina le tossine dal sangue), secco
(le tossine dal sistema linfatico si riversano nel sangue),
umido (queste ultime tossine vengono eliminate), uscita dal
digiuno.
-
attenuato:
si intende l’assunzione di succhi freschi di verdura o di latte.
E’ chiamato anche monodieta.
Proprio per la sua
azione disintossicante, il digiuno è applicabile in tutte le
malattie, acute e croniche. Se è sicuramente salutare non ingerire
cibo in caso di febbre, stati infettivi e virali, è anche utilissimo
il digiuno periodico nelle patologie e nelle malattie degenerative
(artrite, artrosi e reumatismi)dove l’eliminazione delle tossine
concorre a diminuire lo stato infiammatorio.

Luoghi comuni
Vi sono alcuni
luoghi comuni che non corrispondono affatto alla realtà della
digiunoterapia.
Si pensa infatti che
il senso di fame aumenti man mano che i giorni di digiuno passano,
mentre invece la fame viene sofferta solo nei primi due o al massimo
tre giorni iniziali. In seguito, il desiderio del cibo cessa e
l’organismo comincia a depurarsi.
Altra falsa credenza
è che l’individuo si senta man mano più debole procedendo con
l’astensione dal cibo; questo è vero solo per quanto riguarda la
forza fisica, mentre la parte mentale è sempre più lucida e attiva.
I pensieri sono limpidi, i processi mentali rapidi, le decisioni
sicure. La sensazione prevalente è di essere molto più recettivi,
sensibili alla natura; la mente si percepisce come espansa,
l’importanza dell’io diminuisce, si scopre una tendenza
all’introspezione.

La fine del
digiuno
Il termine del
digiuno viene riconosciuto quando compaiono sintomi di stanchezza
fisica, di prostrazione, di freddo sempre presente, insonnia,
incapacità di seguire ragionamenti e concentrarsi.
A questo punto
occorre uscire dal digiuno per evitare danni, a volte irreversibili
agli organi interni.
Il digiuno non va
mai interrotto bruscamente, ma si deve iniziare la “dieta di
transizione”, con la quale l’apparato digerente si deve riabituare
al cibo. Questo passaggio è molto delicato e può compromettere
l’intera terapia. Il cibo, specie quello solido, deve essere
reintrodotto gradualmente, in modo da non creare traumi, pena
l’inutilità del digiuno.
Se la terapia si è
svolta correttamente, i benefici si avvertono alcuni giorni dopo con
una sensazione di benessere che perdura per molto tempo, mesi o
anni.
 
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