L’elioterapia,
o helioterapia, indica
la cura con la luce del sole. E’ ovvio che questa pratica è
antichissima. Nella antica Grecia l’elioterapia era consigliata per
curare le piaghe cutanee e tutte le malattie della pelle.
L’utilizzo della
luce solare rientra in quei sistemi terapeutici e preventivi
ritenuti “potenti” proprio per l’intensità con la quale il calore
del sole interviene sul corpo umano. Ecco perché si può incorrere
anche in gravi danni, e l’attenzione e la cautela sono requisiti
indispensabili per chi voglia praticare questa disciplina.
All’inizio del
Novecento gli igienisti quali Salmanoff recitavano che “la pelle era
il cervello periferico dell’uomo” assegnando alla cute non solo il
compito di rivestimento del corpo, ma quello di organo complesso e
multifunzionale. Oggi sappiamo che il ruolo dell’apparato
tegumentario, composto dalla cute e dagli annessi cutanei, è
complesso, anche perchè ad esso appartengono i peli, le unghie e le
ghiandole cutanee sebacee e sudoripare.
Proprio le ghiandole
sudoripare assumono un particolare valore terapeutico con
l’intervento calorifico del sole che incrementa l’eliminazione dei
materiali di scarto (ad esempio l’urea) e modifica l’equilibro
idrosalino dell’organismo.
L’elioterapia viene
proposta come se la luce del sole fosse un vero farmaco, e quindi
dev’essere giustamente dosata, difatti il tempo di esposizione dev’essere
breve e ripetuto più volte, a seconda del disturbo curato. I danni
di una esposizione eccessiva possono essere gravi, a partire
dall’invecchiamento precoce della pelle al melanoma. Durante
l’esposizione sono vietati i farmaci e le piante medicinali
fotosensibilizzanti.
Le malattie nelle
quali la cura del sole dà i maggiori risultati sono: rachitismo,
reumatismo, osteoporosi, artrosi, eczemi, psoriasi, depressione,
ansia.
L’azione terapeutica
sull’apparato osteo-articolare è anche dovuta alla stimolazione
della produzione di vitamina D (calciferolo) la cui sintesi viene
attivata dai raggi ultravioletti. La carenza di vitamina D comporta
alterazioni del tessuto osseo con conseguente rachitismo e fragilità
ossea.
Il tempo di esposizione varia a seconda della costituzione
individuale (in particolare per i soggetti con pelle chiara) e del
disturbo da curare, in generale si può variare da 15 minuti ad un
massimo di un’ora; normalmente si escludono le ore di massima
intensità solare, scegliendo il primo mattino e il tardo pomeriggio.
per saperne di più:
Cromoterapia, guarire con i colori
di
Valerio SANFO
Ed. A.E.ME.TRA. 2009
|