Secondo la
Medicina
tradizionale cinese, la terapia sfrutta anche (oltre
all’agopuntura, ai massaggi, e agli esercizi basati sul controllo
degli atti respiratori, e dei movimenti del corpo nello spazio) i
rimedi descritti dalla Farmacopea Cinese. È un lungo elenco di
elementi (di origine animale, vegetale e minerale) i quali vengono
utilizzati per rafforzare l'incisività della cura.
La differenza di
approccio rispetto alla medicina occidentale è grande.
I nostri
farmaci sono creati secondo la definizione clinico-laboratoristica
della malattia, ossia a partire dalla visita del paziente e dai
risultati degli esami strumentali. Ad esempio, in soggetti
sofferenti per DBD (malattia infiammatoria intestinale), i dati di
laboratorio mostrano un aumento nel sangue di una sostanza specifica
ad azione infiammatoria, la quale viene combattuta con un farmaco
specifico che la blocca.
Viceversa la Medicina Cinese ha un’origine
empirica, cioè si sviluppa a partire dalla pratica medica, quindi
l’esperienza suggerisce la combinazione di rimedi particolari che
agiscono sul quadro clinico, come si mostra alla sensibilità del
medico.
Dunque la
Farmacologia Cinese, essendo esclusivamente clinicamente orientata,
cioè basandosi sulla valutazione di elementi concreti che si
manifestano nella patologia del paziente, e quindi osservabili e
riunibili in una sintesi diagnostica, richiede, per potere espletare
al massimo le sue proprietà, una diagnosi precisa calzata sul
singolo paziente, derivata da una visita correttamente condotta.
Ossia non è una medicina da banco, proprio perché non è stata creata
per essere così specificatamente sintetica (cioè non sfrutta una
conoscenza precisa della causa della malattia) come la nostra
Medicina (virtù che peraltro non è garanzia di successo
terapeutico, come quotidianamente si può osservare!).
Quindi ciò che rende
la preparazione utile è la conoscenza del corretto utilizzo della
stessa. Non è di conseguenza vero che se un'erba non fa bene, almeno
non farà male. Tale idea è corroborata dalla considerazione circa la
tipologia d'uso delle preparazioni stesse, le quali sono state
create per essere utilizzate a vari livelli, anche in ragione del
fatto che in Cina per anni non è stato possibile avere a
disposizione altre terapie.
Volendo semplificare, i
rimedi farmacoterapici cinesi possono essere usati come terapia di
riequilibrio funzionale, oppure come terapia in grado di avere una
azione sui disturbi organici, come recentemente dimostrato per una
preparazione testata per il trattamento di tipologie cliniche di
tumori prostatici. Essendo quindi tali formulazioni in grado di
trattare problematiche organiche, caratteristica che depone per una
loro “potenza” terapeutica, sarà solamente la specificità d'uso
derivata dalla visita medica che potrà mettere al riparo da eventi
non voluti.
La preziosità dei
rimedi è valutabile considerandone la struttura. Il nucleo centrale
è costituito da elementi che trattano il quadro di base. Il nucleo
“accessorio” è definito da rimedi i quali tamponano i possibili
effetti collaterali dei precedenti.
Nulla viene lasciato al caso,
anzi si calibra una terapia a misura del paziente e del sintomo, e
soprattutto dell’intensità con la quale il sintomo stesso si
manifesta. Questa attenzione è sicuramente alla base dei successi di
una terapia che, se non fosse utile, di sicuro nell’arco di 3000
anni sarebbe stata abbandonata.
Dopo millenni anche
qui in Occidente è possibile sfruttare le potenzialità delle terapie
mediche cinesi. E’ quindi possibile armonizzare la ragionevolezza
della
Medicina tradizionale cinese con l’ardore agonistico della
Medicina Occidentale, in modo da potere affrontare meglio i problemi
di salute, i quali spesso non sono altro che segnali che il nostro
corpo ci invia richiamandoci all’ordine del buon senso.

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