Pratica
antichissima, denominata anche bagni di fieno, è stata
documentata nei primi anni dell’Ottocento e diffusasi nel Novecento,
per quanto concerne l’Italia, nella zona dell’Alto Adige.
Il fieno ottenuto
nelle zone montane veniva portato a bassa quota quale foraggio per
gli animali. Deve probabilmente essere stato il caratteristico
profumo che esalava nei luoghi di stoccaggio e la particolare
proprietà salutare dell’aria pregna di essenza delle piante secche,
ad aver stimolato l’uso sotto l’aspetto terapeutico.

La pratica
La pratica
consiste nel ricoprire tutto il corpo denudato, ad eccezione della
testa, col fieno ammassato nei locali. Le innumerevoli piante
componenti il fieno attivano molteplici azioni terapeutiche, che si
instaurano grazie al diretto contatto epidermico che stimola la
sudorazione, e per via osmotica veicola alcuni principi attivi
presenti nelle piante, ma anche attraverso la respirazione si
attivano processi medicamentosi. Il trattamento prosegue con un
bagno in acqua sorgente e un riposo in un comodo letto.

Indicazioni
I bagni di fieno
sono indicati per tutte le malattie artrosiche e reumatiche, inoltre
si ottengono buoni risultati nella sciatica, nefriti e
sovrappeso.
Tale pratica è
controindicata alle persone che soffrono di disturbi
cardiocircolatori e polmonari, ciò a causa dell’eccessivo calore che
si produce e la conseguente abbondante sudorazione.
Un fautore
dell’uso dei bagni di fieno fu il dottor Josef Clara (1872-1923) che
nell’area del Tirolo prescriveva il ricorso a tale pratica
terapeutica.
Oltre all’uso del
fieno asciutto si ricorre ad un vero bagno di fieno, che consiste
nel porre l’erba secca per un’ora a mollo nell’acqua e poi
distribuirla sul corpo del soggetto formando più strati, e per
finire ricoprendo la persona con un lenzuolo impermeabile.

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