La fisiognomica (detta anche
fìsiognonomia, o fisiognomia, o fisiognomonomia) è nota fin
dall'antichità, ma istituzionalizzata in una traiettoria
proto-scientifica a partire dal XVI secolo. Fu fin dall'inizio un
metodo per cogliere dalle forme del volto e dalle sue espressioni,
il carattere e le tendenze interiori dell'uomo.
Partendo da una base empirica, diretta ad
analizzare i personaggi valutandone le connotazioni simboliche di
tradizione esoterica ed astrologica, la fisiognomica in tempi più
recenti è stata occasione per valutazioni introspettive, per
conoscere i "moti dell'animo" che hanno attratto e affascinato
artisti e scienziati in particolare a partire dal XVIII secolo. Si è
assistito quindi ad una valutazione dei caratteri interiori,
rivelati da quelli esteriori, che anticipò metodi e sistemi di
indagine tipici della moderna psicoanalisi.

Cardano
Un importante contributo
alla ricerca sulla fisiognomica giunse nel XVI secolo da Gerolamo
Cardano (1501-1576): medico e autore di pubblicazioni e trattati sui
più diversi ambiti dello scibile. Esperto di astrologia e in odore
di occultismo e magia nera, Cardano nel 1557 fu arrestato a Bologna
dall'Inquisizione e costretto all'abiura de vehementi. Definitosi "magus,
incantator, religioniis contemptor" nella Autobiografìa, Cardano
pose all'interno della sua nutrita bibliografia anche un libro che
in questa sede ci interessa particolarmente: “Metoposcopia libris
tredecim, et octingentis faciei humanae eiconibus complexa”.

Della Porta
Un
contributo fondamentale allo studio proto-scientifico della fisiognomica giunse da Giovan Battista Della Porta (1550-1615) che,
pur non negando alcuni legami con la cultura magica, offrì un primo
interessante momento di riflessione simbolica intorno al ruolo della
raffigurazione umana.
Nella sua opera scientifica,
"Magiae naturalis
sive De miraculis rerum naturalium libri III" (1558), il Della Porta
si proponeva di dimostrare, attraverso la magia, come fosse
possibile scorgere delle oggettive analogie fra micro e macrocosmo,
fra l'uomo e i fenomeni della natura, tra i vegetali e gli animali.
In questo libro è rinvenibile quella ricerca di
corrispondenze tra l'uomo e gli altri esseri che sarà uno degli
elementi trainanti del suo testo più emblematico, "De humana
physiognomonia" (1586).

Bacone
Con Francesco Bacone (1561-1626) la
fisiognomica entrava nell'ottica di un'analisi che non si fermava
alla sola valutazione esteriore, ma diventava occasione per affondi
psicologici: “Ci si dica anzitutto quali sono questi lineamenti
corporali, determinandone anche il numero; poi come siano connessi e
subordinati gli uni agli altri, affinché si possa esercitare una
sapiente anatomia delle nature e delle anime; infine, che di quanto
c'è di più segreto e di più nascosto nelle disposizioni degli
uomini sia messo in piena luce, e che da tale conoscenza si possano
trarre migliori precetti per la cura delle anime”.

Lavater
Nel suo "Della fisiognomica" è raccolto il testo di una conferenza che Lavater tenne
nel 1772 presso la Società di Scienze naturali di Zurigo, che in
seguito fu ulteriormente elaborato e completato con altri
contributi, fino a raggiungere un corpus considerevole, quattro
volumi intitolati: "Frammenti di fisiognomica".
Mentre, di certo in
buona fede, Lavater non mancava di aggiungere: “Il fisignomono vero
deve avere il carattere degli Apostoli e dei primi cristiani, che
ricevettero nella Pentecoste il dono di conoscere gli spiriti e di
leggere i pensieri nell'anima”.

Lichtenberg
Il lapidario commento di Georg
Christoph Lichtenberg (1742-1799), docente di fìsica sperimentale a
Gottinga, non lascia dubbi sugli atteggiamenti nei confronti delle
tesi di Lavater, espressi da gran parte del mondo scientifico: “Se
la fisiognomica diventerà un giorno quello che si aspetta Lavater,
si impiccheranno i bambini prima che abbiano compiuto imprese che
meritano la forca: vorrà dire che ogni anno si assisterà a un nuovo
tipo di cresima generale: e sarà un autodafé fìsiognomico”.

Messerschmidt
Verso
la fine del XVIII secolo, accanto alle prese di posizione pro e
contro la fisiognomica, sorte sulla scorta del dibattito aperto da Lavater, si inserì l'esperienza di Franz Xavier Messerschmidt
(1736-1783): esperienza della quale non possediamo alcuna fonte, ma
solo 64 misteriosi busti riproducenti contrazioni, smorfie di
dolore e mimica che sembrerebbero anticipare le inquietanti
fotografie di Duchenne de Boulogne.

Darwin
Tra la fine del Settecento e
l'inizio dell'Ottocento, cioè nel punto in cui era forte l’anello di
congiunzione tra l'Illuminismo e il Positivismo, la fisiognomica di
Lavater e la patognomica di Lichtenberg, conobbero una sorta di
evoluzione applicativa nella frenologia e nella mimica.
Sul piano
scientifico la frenologia, la fisiognomica e la mimica trovarono
alcuni sostenitori tra i cosiddetti alienisti, studiosi della
malattia mentale e delle problematiche sociali ad essa collegate.
La mimica (che si avvale di espressioni passeggere a differenza
della fìsiognomica che invece è determinata dai tratti persistenti)
servì a Charles Darwin (1809-1882) per condurre i propri studi
sull'espressione dei sentimenti nell'uomo e degli animali (1872),
ricerca iscritta nel percorso teorico dell'evoluzione. Secondo
Darwin, però, non era corretto credere che esistesse un meccanismo
statico dell’espressione, ma un processo evolutivo determinante
espressioni evolute in relazione alle necessità naturali.
Al di là
dell'eco che incontrarono le teorie di Darwin sulla continuità fra
tutte le razze umane, esplicitata con l'ausilio della fotografia, va
segnalato che il mezzo adottato dallo studioso si rivelò comunque
uno strumento essenziale per una reinterpretazione scientifica
della tradizione fisiognomica e mimica, che in Italia fu ripresa da
Mantegazza e da Lombroso, se pur con indirizzi e finalità diversi.

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