La branca della scienza
che si occupa dell’ alimentazione tramite le piante spontanee, viene
indicata con la voce fitoalimurgia (phytoalimurgia) che è
stata proposta nel 1767 da Ottaviano Targioni Tozzetti, per indicare
la possibilità di potersi alimentare raccogliendo ciò che la natura
ci offre spontaneamente, come d’altronde già praticato nelle
antichissime società di caccia e raccolta.
Con alimurgia si
indica il significato di: opera, lavoro, e di urgere, incalzare;
quindi di una urgenza alimentare. Il termine fitoalimurgia indica,
nel suo intento iniziale, il ricorso alle piante spontanee quale
nutrimento durante i periodi di carestia. Tale conoscenza è stata
recuperata durante la prima guerra mondiale, per insegnare a
reperire del cibo che spontaneamente la natura offriva, per
l’appunto le piante spontanee. A tal proposito menzioniamo il testo
“Phytoalimurgia Pedemontana”, O. Mattirolo, 1918, nel quale
si riporta il censimento delle specie vegetali alimentari della
flora spontanea del Piemonte.
Al giorno d’oggi è
ovviamente anacronistico ricorrere al recupero delle piante
autoctone per motivi di sopravvivenza, resta però la necessità di
rintracciare vegetali sani con profili terapeutici preventivi.
La raccolta delle piante
spontanee si sposta, così, verso il bisogno del mantenimento della
salute. Con la raccolta delle piante spontanee si elimina il rischio
della presenza di sostanze venefiche causate dai prodotti utilizzati
in agricoltura intensiva; ovviamente resta il problema
dell’inquinamento che in generale incombe su tutto il pianeta; sarà
cura del raccoglitore utilizzare solo piante presenti in ambienti
con il minor tasso di inquinamento, quindi sicuramente molto
distanti dai centri urbani.
Durante il periodo
primaverile le parti giovani delle piante presentano un alto
contenuto di fitormoni, in particolare le auxine, che per loro
natura sono concentrate negli apici e nelle gemme, quali tessuti
meristematici dai quali si svilupperanno le altre parti della
pianta. Tali sostanze sono considerate quali principi attivi con
azione drenante utile ad espellere le tossine dell’organismo umano.
Rintracciamo, così, l’antica saggezza dettata dalla tradizione, che
indicava di raccogliere le piante spontanee primaverili, ad esempio
il tarassaco, (Taraxacum officinale) per depurare l’organismo dopo
il periodo invernale.
La grande varietà di
vegetali a disposizione può sopperire alle richieste alimentari,
contribuendo alla soluzione del problema della fame nel mondo. Le
piante spontanee per usi alimentari si calcola siano circa 20.000,
mentre sono solo 3.000 le specie vegetali entrate a far parte
dell’alimentazione.
L’ alimentazione è un
fatto culturale e i condizionamenti, gli stereotipi e la chiusura
mentale portano ad ignorare e, per certi versi, a disprezzare, ciò
che la natura ci mette a disposizione per alimentarci.
Con questi vegetali si
scoprono nuovi sapori, alcuni delicati e dolci, altri amari e
piccanti, per soddisfare la varietà delle esigenze gustative.
Con le
piante selvatiche si possono allestire pranzi completi
dall’antipasto al dessert; esse sono reperibili tutto l’anno
(secondo la specie), anche nel periodo invernale, e alcune piante
sono talmente diffuse e di dimensioni ragguardevoli, ad esempio gli
amaranti, i chenopodi, le ortiche, che in poco tempo se ne
raccolgono grossi quantitativi.

Diete
Ogni stagione offre le
proprie piante alimentari.
L’uso terapeutico dei
vegetali spontanei è prettamente preventivo, ma in caso di necessità
si possono utilizzare all’interno di specifiche diete, per curare le
malattie.
Per quanto concerne le
proprietà curative, non è possibile rifarsi alla
fitoterapia, non
essendo mantenuta la raccolta nel tempo balsamico; inoltre le parti
eduli sono sovente altre rispetto a quelle usate, delle stesse
piante, nella fitoterapia.
Un ottimo trattamento
preventivo è l’usanza di nutrirsi delle parti tenere delle piante
erbacee durante le prime settimane primaverili; in questo caso si
opera un’ottima detossicazione dell’organismo, depurando anche il
fegato, sovraffaticato dall’alimentazione invernale, ricca di
grassi. L’intervento fitoalimurgico primaverile è solo riportato
quale esempio, in realtà in ogni periodo dell’anno sono
rintracciabili delle piante spontanee atte a prevenire o a curare i
disturbi stagionali, anche se in generale un ricorso attento e
meticoloso alla fitoalimurgia può essere usato quale ottimo mezzo
terapeutico.

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