La geoterapia è
sicuramente una pratica estremamente radicale, che ravvisa nella
terra l’elemento primordiale e generativo.
Se la Terra è madre,
l’elemento terra ne diviene il tessuto dal quale l’uomo è stato
generato e nel quale, alla fine della vita, egli ritornerà per
ridare alla Terra il prestito corporeo ottenuto alla nascita.
Per tali motivi la
geoterapia, ovvero “la terapia della terra” si riveste di
valenze magiche e ancor oggi in alcuni paesi dell’Africa i rituali
geoterapici sono diffusi.
Nel trattato di medicina
cinese “Pen ts’ao” del XVI secolo si raffigura la raccolta della
terra che si trova al fondo dei pozzi, alla quale venivano
attribuite delle proprietà cicatrizzanti e antinfiammatorie, ad uso
esterno.
Quando la terra viene
ingerita, la pratica viene denominata “geofagia”; in questo
caso la terra viene considerata quale vero medicinale. La geofagia è
diffusa in tutto il mondo e le vengono assegnate proprietà curative,
preventive, alimentari e magiche.
La terra utilizzata è
sempre scelta con attenzione e, nel passato, si identificavano delle
precise zone che divenivano luogo di raccolta ed uso della terra.
Presso alcuni popoli
si inseriva sistematicamente nell’alimentazione l’ingerimento di
piccole quantità di terra. L’etnomedicina spiega tale comportamento
con la necessità di recuperare determinate sostanze quali il
potassio, e determinati sali, che in tali popolazioni sono assenti o
carenti negli alimenti disponibili.
Sono considerate
terre ricche di sostanze organiche quelle delle caverne, e si
suppone che i succhi gastrici siano in grado di far digerire le
sostanze azotate presenti nelle terre.
Un precursore della
contemporanea naturopatia, Adolf Just (1859 - 1936) proponeva
l’uso della terra per le sue proprietà terapeutiche. Just presentò
la sua teoria detta “monopatogenetica”, nella quale
proponeva l’idea che ogni malattia fosse causata dalla carenza di
energia vitale e che la terra agisse come ricostituente energetico e
disintossicante; tra le terre con maggiori virtù terapeutiche
annoverava l’argilla ed il gesso, ed anche quelle
dette “delle topinare” che sono quei mucchietti di terra
soffice che le talpe pongono all’imbocco della tana.
Un uso abbastanza
diffuso della geofagia è quello di far mangiare particolari terre
alle donne in gravidanza, per sopperire alla carenza di particolari
minerali, e tale ipotesi pare alquanto veritiera e si riscontra in
alcuni casi ancora oggi, quando la donna incinta sente la voglia
irrefrenabile di mangiare sostanze non alimentari quali i gessetti
per la lavagna.

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