Nel buddhismo Zen il ricorso all’arte
rappresenta una delle vie percorribili per il raggiungimento il
mantenimento dell’armonia interiore.
Gli elementi che compongono un
giardino Zen devono essere pochi, semplici, ma altamente
significativi.
Nell’abbondanza e nella conseguente
ridondanza si corre il rischio di sentirsi confusi e di non cogliere
l’essenzialità delle necessità vitali.
Nella zona centrale viene collocata
una pianta, quale segnacolo vivente e monumento verde,
catalizzatrice di energie sottili e asse di collegamento tra la
terra e il cielo.
La devozione può essere rappresentata
dalla lanterna in pietra (sullo stile nipponico) che con la
sua fiammella mantiene nel tempo la costante reciprocità uomo-cosmo.
Nei giardini di origine Zen in stile
Muromachi, la semplificazione degli elementi è spinta al massimo.
La ghiaia di colore chiaro
(bianca o grigia) viene utilizzata per formare disegni simbolici che
assumono il ruolo dominante. La ghiaia viene “pettinata” dando vita
a percorsi prevalentemente ondulatori, evitando le forme a spigolo
vivo, indice queste ultime di difficoltà e di stasi.
Nell’osservazione dei percorsi
ondulati proposti dai giardini stile Muromachi, l’osservatore viene
conglobato mentalmente nelle sinuose forme, e avvolto da energie
armoniose.
Nel giardino Zen si deve cogliere il
senso della bellezza e della serenità, qualità che, quali modelli
eccellenti rappresentati dalle forme del giardino, trasmettono
esempi auspicabili.
Il giardino Zen nasce dall’idea della
ricerca dell’esperienza mistica, e deve essere di ridotte dimensioni
in modo tale da poterlo osservare nella sua globalità.
Esso è la rappresentazione di uno
spazio sincronico nel quale le varie parti sono osservabili nella
loro reciprocità e dipendenza; un grande spazio non permetterebbe
tale conoscenza.
Di norma tra gli elementi sono
presenti delle rocce a formare delle isole che sembra
emergano tra le onde della ghiaia. Le pietre sono sovente tre a
simbolizzare la triade cielo - terra - uomo: ancora uno
schema il cui fine è sempre l’armonia totale.
Tragitti circolari, percorsi
ondulatori, segnacoli quali le rocce e le piante, devono guidare
l’osservatore a nuovi stati di coscienza, con il superamento della
frammentarietà, delle condizioni dell’egocentrismo.
Un giardino Zen assume il valore
allegorico di “spazio vivente”, difatti deve essere accudito,
difeso, custodito. Un gentiluomo della corte Heian nel “Sakatei”, un
trattato sull’arte dei giardini scriveva: “la natura è il solo
modello per un giardino”, ecco perché ogni elemento è
codificato, e contiene un senso, un compito, un ruolo nel quale la
natura umana incontra la natura terrestre e celeste.
L’atmosfera rarefatta e sottile del
giardino Zen anima l’aria di soavi pensieri.

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