Con tale
terminologia si può ipotizzare che, sotto l'aspetto cognitivo, il
sistema operativo sia costituito dal sistema neurocerebrale
(cervello, neuroni, recettori) che consente al conduttore, ovvero
per quanto ci riguarda all'ipnotista, di entrare nel sistema e
operare sull'unità centrale del soggetto: la psiche.
Così è possibile
colloquiare inserendo degli input e attuare lo sviluppo di programmi
che verranno eseguiti successivamente. Nell'ipnosi cognitiva il
paradigma assunto è di tipo cognitivista, che consiste nella
simulazione di informazioni introdotte in un programma per computer.
Tale metodica è
stata messa a punto dal dott. Valerio Sanfo nel 1993, nell’ambito
dei laboratori di ricerca di ipnosi; venne inserita successivamente
nei percorsi didattici del corso di ipnosi, programmati dall’
Associazione Europea di Medicine Tradizionali – A.E.ME.TRA.
Il sistema
adottato è di tipo computazionale: nelle funzioni della mente
intravede una elaborazione di informazioni.
In questo sistema
si ammette che il modo di operare del cervello sia simile a quello
di un calcolatore. L'obiettivo che il sistema si propone consiste
nel trattare l'intelligenza umana come una struttura elettronica
prevedendo degli "ingressi, azioni interne o elaborazioni e delle
uscite".

La tecnica
La tecnica
dell'ipnosi cognitivista resta sostanzialmente ancorata alle
conoscenze tradizionali, l'unica innovazione consiste nel trasporre
le condizioni informazionali (suggestioni e indirizzi) in forma tale
che si possano inserire su un computer e viceversa.
Nel trattamento
cognitivo dello stato ipnotico l'input, ovvero il software, è di
tipo linguistico, con il quale l'operatore inserisce le informazioni
che verranno elaborate dalla psiche del soggetto.
Detto più
semplicemente, si intende affermare che il materiale informativo è
prevalentemente basato sulle proposizioni formulate dall'ipnotista.
Nell'ipnosi
cognitiva il soggetto viene trattato quale simulatore di un
comportamento informatico. Le informazioni vengono servite quali
input d'ingresso che nel programma ipnotico subiranno un certo
trattamento sino all'output.

Il modello
Secondo Ulric
Neìsser (1967): "La psicologia cognitiva si occupa di tutti quei
processi per mezzo dei quali l'input sensoriale viene trasformato,
ridotto, elaborato, immagazzinato, recuperato ed infine utilizzato".
L'informatica
viene così assunta quale simulazione dei processi mentali e le
operazioni computerizzabili ricalcano la cognizione umana in un
processo che viene sovente chiamato "human information
processing" (elaborazione umana dell'informazione).
Con ciò non
bisogna pensare che il nostro cervello possa essere considerato alla
stregua di un computer (hardware) e che i processi mentali siano il
software; ma semplicemente che alcuni comportamenti psichici sono
simulabili usando il modello informatico.
Nell'ipnosi si
possono verificare tali corrispondenze, e l'applicazione consiste
nell'usare dei semplici programmi per computer e adattarli a dei
soggetti umani. Ovviamente necessitano alcune trasposizioni, ma di
base il protocollo del programma resta uguale.
Il grande
vantaggio riscontrabile nell'uso cognitivo della mente nello stato
ipnotico (rispetto allo stato di veglia) è che l'attenzione e il
riconoscimento sono decisamente ridotti o addirittura del tutto
assenti.
Questo particolare
stato permette di introdurre facilmente un programma informatico
essendoci una buona pre-accettazione del sistema.

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