Complesso metodo musicale e
musicoterapico definito anche “pedagogia di Kodály”,
messo a punto dal compositore ed etnomusicologo ungherese Zoltán
Kodály (1882-1967).
Kodály fu professore all’Accademia di
Musica di Budapest, e viene considerato quale pioniere
dell’etnomusicologia; nel 1945 gli venne assegnata la presidenza del
Consiglio delle Arti Ungherese.
L’allievo del metodo viene guidato
non all’apprendimento dei suoni, ma alla scoperta dei rapporti
sonori, prima ancora che all’uso dello strumento musicale e
senza che vi siano collegamenti con lo strumento stesso.
Per il giovane ciò che deve contare è
la scoperta e l’apprendimento del linguaggio sonoro.
In tale agire si suscitano
potenzialità già latenti nel bambino e si attua spontaneamente un
recupero dell’equilibrio interiore, assegnando alla musica il suo
reale compito, quello educativo in generale.
Ciò che deve maturare è la
comprensione delle origini primitive del suono, della musica
e del canto, scoprendolo e rivivendolo direttamente. Va sottolineata
la centralità della voce quale strumento più naturale in assoluto;
in quest’ottica contano di più i coristi che gli strumentisti.
E’ dalla voce che si articola
il processo dell’apprendimento musicale; così come il bambino
una volta che ha iniziato a parlare continuerà a farlo, migliorando
sempre più; nello stesso modo l’uso ripetuto e protratto nel tempo
delle sonorità vocali si svilupperà quale processo naturale
di comunicazione.
Ciò che si produce è una reale
alfabetizzazione musicale, che solo successivamente, a tempo dovuto,
verrà codificata con il segno.
Alla base del pensiero di Zoltán
Kodály è la convinzione che tutto ciò che è primitivo ed
infantile è nel contempo universale, quindi non tramontato ed
obsoleto; esso rimane anzi il vero ed unico punto di riferimento dei
“fatti sonori”.
E’ tramite i primitivi segni
espressivi sonori che si recupera naturalmente il rapporto e la
comunione con la musica. E’ come scoprire un’antica sorgente che non
ha mai smesso di erogare acqua pura, ma che la boscaglia aveva
occultato.
Il bambino, lasciato libero di
esprimersi sonoramente, attinge a tali antiche fonti del sapere,
esattamente come avviene nel disegno infantile.
Il bambino si forma nel suo percorso
ludico, egli è un essere che gioca, tutto ciò che è al di fuori
diviene costrizione e sofferenza, difatti a tal proposito Kodály
scriveva: “Il bambino prova gioia nel gioco della forma musicale”.
Il giocare non è logico e razionale,
è al contrario l’espressione dell’essere privo di schemi, è
produzione continua di novità, ovvero ARTE.
Questa posizione drastica di “ritorno
al passato”, è stata criticata, accusata di rinnegare il valore
pedagogico della musica contemporanea. Ma ciò che intende Kodály è
che la melodia antica è portatrice di un processo ontologico
che per forza di cose il bambino deve vivere durante le tappe del
proprio sviluppo biologico e mentale.
Il metodo Kodály si basa su
sicuri aspetti psicologici, in particolare sul linguaggio sonoro
proprio dei bambini e dei ragazzi; ed è nel linguaggio e nella sua
comprensione che si articola tale metodo che lo stesso Kodály
espone: “Esiste un’opinione secondo la quale i bambini dovrebbero
eseguire soltanto musica che improvvisano da soli. E’ come se il
bambino non imparasse una lingua ma fosse lasciato a inventarne una
da solo. Lo farebbe anche, ma in tutta probabilità nessuno al di
fuori di quelli vicinissimi a lui la capirebbero. Nello stesso modo
il bambino non può essere abbandonato a se stesso nel momento in cui
si va formando il suo mondo musicale”.
Alla base di tale metodo vi è la “solmisazione”,
che si discosta dal conosciuto solfeggio, basandosi sulle relazioni
che i suoni stabiliscono tra loro.
Tali tracce pedagogiche sono state
riprese da Roberto Goitre (1927-1980) nel suo metodo “Cantar
leggendo2”, pubblicato nel 1972 dallo Suvini Zerboni.
RIMANDI :
-
MASSAGGIO
SONORO
-
METODO MUSICALE YAMAHA
-
FONOTERAPIA
-
JACQUES JOST
-
LETTO SONORO
-
ORFF
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TERAPIA DELLA VOCE
-
VOICING
-
METODO MUSICALE WILLEMS
-
METODO FUX

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