La medicina
popolare è l’insieme di pratiche terapeutiche diffuse nelle
sub-culture, e sovente tramandate oralmente o con scritti,
direttamente di generazione in generazione.
Per cogliere al
meglio il significato ci riferiamo al concetto di tradizione
popolare di Cirese che lo definisce quale “complesso dei fatti
culturali che appaiono «popolarmente connotati» e cioè propri dei
volghi o degli strati subalterni dei popoli civili, senza più
distinguere tra fatti «materiali» e fatti «spirituali» ed oralmente
veicolati” (1971, 1992).
I requisiti
principali della medicina popolare consistono nella naturalità
del rimedio, nella facile reperibilità e nella completa o
parziale gratuità. Ad esempio il ricorso alla preghiera
terapeutica rappresenta un lampante mix dei requisiti sopra
elencati.
La
medicina
tradizionale si distingue da quella popolare in quanto nella
prima l’utilizzo si è perpetuato nel tempo con continuità,
mantenendosi fedele ai principi secondo i quali è nata; la
medicina popolare è qualsiasi metodica terapeutica diffusa
nell’ambito familiare o sub-culturale, non riconosciuta dalla
medicina ufficiale, nella quale possono mancare i caratteri di
continuità (il cui utilizzo non ha subito interruzioni) e di
antichità (può essere, cioè, una pratica di origine antica o
recente); inoltre i principi base possono anche subire, nel tempo,
delle sostanziali modifiche.
La medicina
popolare è prevalentemente intuitiva (e non empirica come
sovente si crede). Per alcuni disturbi resta ancor oggi oltremodo
valida per gli inspiegabili risultati, ad esempio per diagnosticare
e curare la parassitosi intestinale e le verruche.
Pur trattandosi di
pratiche semplici e prive di corrispondenze scientifiche sovente
ricorrono a loro insaputa, alle conoscenze presenti nelle medicine
tradizionali, ad esempio gli
agopuntori della
medicina tradizionale cinese.
Alcune di tali
pratiche sono diffuse e conosciute da molti, ad esempio in Piemonte
per combattere il mal di gola è d’uso andarsi a coricare avvolgendo
al collo una propria calza sporca; per curare gli orzaioli bisogna
guardare con l’occhio malato all’interno di una bottiglia d’olio;
per allontanare la tenia si indossa una collana d’aglio.

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