Ciò che
caratterizza la Medicina Tradizionale Cinese (MTC) è l’unità di
concetto legata ai grandi mutamenti della natura.
Sotto questi
aspetti, che non escludono una certa poesia, i cinesi sono riusciti
a descrivere una dottrina grazie ad una osservazione millenaria che
non cessa di stupire gli occidentali. Questi ritmi tradizionali che
ricordano dei fenomeni fisici ciclici, che agiscono nel corpo umano,
parte anch’esso dell’universo (microcosmo nel macrocosmo), sono
stati applicati a tutto, grazie anche a ragionevoli combinazioni
basate su fatti evidenti come i ritmi notte-giorno, freddo-caldo,
umido-secco.

Il modello
Con questo sistema
gli agopuntori dell’antica Cina hanno ideato un modello, alla pari
del matematico che pone un’ipotesi per passare a dimostrarla:
-
circolazione
nel corpo di una energia vitale ciclica
-
esistenza di
una polarità positiva e negativa (yang-yin) in ogni essere
vivente
-
proiezione
sulla pelle di
zone riflesse degli organi profondi
-
circolazione
dell’energia vitale a livello della pelle su tragitti precisi,
chiamati canali o meridiani
-
esistenza su
detti tragitti di punti o repère nei quali è possibile agire
sull’energia vitale.
Questo corpus
dottrinale, nel quale prevale il concetto energetico su quello
materiale e coglie nell’uomo le caratteristiche vitali
dell’Universo, diventerà un’arte medica, pur restando ancorata al
pensiero filosofico e religioso.
Ogni malattia sarà
uno squilibrio, rintracciabile nei punti cutanei, quali zone di
intervento adatte a ripristinare l’ordine e l’armonia.
Umano e Universale
sottoposti alle stesse leggi, agli stessi dinamismi, alle stesse
manifestazioni.

L'applicazione
dell'agopuntura in Cina
L’applicazione
della medicina tradizionale cinese risale almeno a 2000 anni fa, ma
le sue tracce documentate risalgono all’opera il “Nei Ching”
o classico della medicina interna, scritto dall’imperatore Huang-Ti
(2698-2598 a.C.)
E’ così
presumibile che le origini risalgano a 4000 anni fa, o ancor più
secondo alcuni ricercatori.
In seguito alla
legge promulgata dall’imperatore Huang-Ti, si iniziò a studiare dove
scorresse l’energia vitale nel corpo umano, individuando dei canali,
e, sulla base della filosofia taoista, si scoprì che la forza vitale
chiamata Tch’I era la stessa per tutto l’universo.
Il classico Ling
Tch’Ou la definisce “astratta ed impalpabile” e precisa
ancora: “l’essere vivente non deve essere inteso come una materia
animata d’energia, ma è l’energia che ha orientato la materia verso
il fenomeno vitale”.
Tchang Tsai cita:
“Ogni nascita è un condensarsi ed ogni morte un disperdersi della
materia”. Chao Yong scrive che “la genesi e la morte sono
delle pure mutazioni di energia vitale”.
Da quanto sopra si
riesce a comprendere bene con quanta precisione la filosofia cinese
abbia accostato l’uomo all’universo ed ai suoi moti.
Con questi
convincimenti si iniziò allora una vera e propria esplorazione del
corpo umano in tutte le sue funzioni. Poiché non era ammesso, per
motivi religiosi, effettuare l’autopsia sui cadaveri, i quali
dovevano presentarsi ai loro avi defunti con la stessa presenza che
avevano al momento del trapasso e non potendo superare questo
ostacolo, gli addetti a questi studi iniziarono a studiare
attentamente i suppliziati.
Le condanne gravi
erano comminate sotto forma di supplizio più o meno prolungato a
seconda della entità della colpa. Ed ecco che le teorie del
funzionamento degli organi poterono essere controllate e studiate su
soggetti ancora in vita: sangue, muscoli, ossa, midollo, secrezioni,
funzioni vitali, ecc. Poiché i medici per legge avevano l’obbligo di
tenere in vita il più possibile il soggetto, ma contemporaneamente
avevano l’obbligo di far sospendere il supplizio non appena il
condannato moriva.
Furono però
descritte con precisione le funzioni alle quali gli organi erano
preposti. Fu esaminata la frontiera fra l’interno e l’esterno, cioè
la pelle; furono ricercati su di essa i punti più validi per i
diversi interventi; furono stabilite le azioni di rinforzo o di
drenaggio dell’energia nei vari meridiani al fine di ottenere in
quei determinati organi una azione equilibratrice.
Questi punti, in
numero di 365, furono divisi in 12 gruppi a sottolineare anche in
questo l’unione dell’uomo con le stagioni e il cielo universale.
Si considerò la
possibilità che durante la giornata di 24 ore si verificassero
nell’organismo tutte le situazioni di un intero anno; si poté così
ipotizzare la possibilità di un ciclo continuo del passaggio di
energia vitale da un organo all’altro; provando ad alterare questa
energia ad ore determinate prima della entrata negli organi si poté
stabilire in quale misura l’organo stesso venisse influenzato.
Nasceva così quel
corpus di conoscenze che poco alla volta divennero patrimonio di una
medicina tradizionale poco costosa e con pochissime
controindicazioni: una
medicina naturale.



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