Meditazione,
termine inflazionato che sempre più frequentemente si sente
nominare. Ma cos’è la meditazione? A cosa serve? E’ accessibile a
tutti?
Per capire il
significato di questo particolare stato di coscienza nel
quale si incontra ciò che ancora non si conosce, non resta che
iniziare a meditare.
Tutto ciò che non
conosciamo non sappiamo che esiste; ebbene la meditazione ci porta
verso nuove spiagge, per cogliere l’incontro tra cieli e mari di cui
mai avremmo sognato l’esistenza. Un viaggio, quello meditativo, che
porta il meditante a rivalutare in maniera diversa il significato
della vita.
San Paolo
scriveva: “Quando ero bambino, parlavo come un bambino. Pensavo
come un bambino, ragionavo come un bambino. Quando divenni uomo, io
misi l’infanzia dietro le mie spalle. Ora possiamo vedere niente
altro che un semplice riflesso, come in uno specchio; poi potremo
vedere con chiarezza. Ora conosco soltanto alcuni aspetti; ma poi
conoscerò con chiarezza”.
E’ il rendere
sempre più chiaro attorno a noi che attraverso la meditazione si
realizza. La paura, il dolore, la presenza del male, le disgrazie,
la sfortuna, le malattie, cesseranno di esistere, dissolvendosi, in
una visione globale atemporale, nella quale ogni cosa, ogni
avvenimento, ogni respiro, verranno collocati nel grande senso
dell’esistere.
“Ama tutta la
creazione di Dio, il tutto ed ogni granello di sabbia in esso. Ama
ogni foglia e ogni raggio della luce di Dio, ama gli animali, ama le
piante, ama ogni cosa. Se amerai ogni cosa percepirai il mistero
divino in esse. Una volta che lo percepirai, comincerai a
comprenderlo meglio ogni giorno. Ed alla fine perverrai ad amare
l’intero mondo con un amore che tutto abbraccia”.
Queste parole di
Dostoevskij possono risuonare come facile retorica, invece
sono suggerimenti che possono elevare l’uomo alla sua vera
dimensione spirituale, ed elevarlo sino a fargli vedere oltre il
mondo di maya (il mondo delle illusioni), per dare un senso nuovo
alle cose e scoprire l’equilibrio e l’armonia.
La pratica della
meditazione può essere considerata quale “disciplina spirituale”
atta a rimodellare l’animicità dell’uomo. Il fine stesso è il non
fine, quale obiettivo inesplicabile ed inconoscibile. Tramite la
meditazione si spiritualizza l’anima e si anima lo spirito.
Per Powell “La
meditazione è il metodo più rapido e il più sicuro per lo sviluppo
della coscienza superiore”. (1937). La coscienza superiore
è l’ottenimento della conoscenza della continuità fondante
tra l’uomo e ogni aspetto del creato.
La meditazione si
diversifica da tutte le
pratiche mentali tipo training e ipnosi, perchè in
essa il meditante usa il corpo mentale, mentre nelle altre pratiche
usa il corpo astrale.
Inoltre la
meditazione si pratica non per raggiungere un obiettivo ma per
cogliere ciò che ancora non si conosce.
Il cammino
meditativo inizia con l’uso dell’ immaginazione o
visualizzazione, quale facoltà di immaginare qualcosa che ancora
non esiste. Ciò che migliora nel meditante già dalle prime sedute è
la creatività e lo stato di rilassamento psicofisico.
E’ tramite il
processo meditativo che si può individuare lo scarto tra ciò che si
è, con ciò che si dovrebbe essere; tale scarto indica l’errore al
quale bisogna porre rimedio, ricorrendo esclusivamente a ciò che la
natura umano-divina ci pone a disposizione.
Si attua, così, la
“regola della trasformazione” ovvero, conoscendo ciò che vale
di più, si rintraccia il dovere di trascendere ciò che da quel
momento varrà di meno.
Nella meditazione
non si usa solo la propria mente, ma tutto l’essere, aderendo alla
regola che in natura ogni cosa è strettamente correlata e
l’eventuale percezione della scissione è solo apparente.
Nella meditazione
deve venire meno l’egoriferimento, cioè l’esterocezione come un
vissuto esterno; nel meditante l’esterocezione e la propriocezione
(percezione interiore) si unificano, come se l’uomo fosse nel mondo
e il mondo nell’uomo.
Durante l’atto
meditativo non si ragiona, non si pensa, e tutti i fatti percettivi
si annientano, essendo le esperienze meditative esperibili
(vivibili).
La coscienza è
superiore al pensiero, la meditazione è superiore alla coscienza e
la conoscenza è superiore alla meditazione. Ad esempio nella
meditazione si ricorre all’idea del bene, e siccome il meditante si
sprona quale conoscente ad un bene conoscibile, dal momento che due
elementi vicini, se attraibili, tendono ad unificarsi, il meditante
si avvicina al bene che nel proprio conoscere varrà di più rispetto
a prima, avendo in tal guisa migliorato la verosimilità con il sommo
bene.
Nel percorso
meditativo non è possibile prestabilire un modello adeguato al fine
stesso della meditazione, essendo il fine corrispondente al tutto.
Ma allora quale
pratica è adatta al percorso meditativo? La risposta è, qualsiasi
modello, purché presenti percorsi completamente naturali, cioè
rintracciabili dentro o fuori del meditante senza che ci sia stato
alcun intervento umano.
Il sole che sorge,
il fiore che sboccia, la luna che svanisce dietro una nube, la
pioggia che bagna le foglie, e così via, tutte queste sono
manifestazioni della natura; così come la respirazione, la
pulsazione del cuore, la peristalsi intestinale, eccetera, sono
eventi naturali del nostro vivere.
Anche gli oggetti
possono essere utilizzati quali mezzi meditativi, purché non
distolgano dallo scopo: “Possiamo definire la meditazione come
l’attenzione sostenuta dalla mente concentrata su un oggetto di
devozione, su un problema che abbia bisogno d’illuminazione per
essere intelligibile, su qualsiasi cosa insomma, la cui vita –
piuttosto che la forma - debba essere assimilata. Questo è il modo
di esaminare un oggetto e di foggiarlo nella mente per percepirne i
diversi aspetti” (ibidem).
Nella meditazione
si tiene concentrata, focalizzata la “mente interiore” per poter
giungere alla conoscenza. Oltre la meditazione si incontra il “silenzio
interiore”.
Krishnamurti
in una conferenza sulla meditazione disse: “La meditazione è il
dispiegarsi della mente ed il percepire attraverso di essa, il
vedere senza restrizioni, senza uno sfondo, e quindi un vuoto
infinito nel quale osservare. Il vedere senza la limitazione del
pensiero, che è tempo, richiede una mente che sia sorprendentemente
quieta, calma”.
Per mente non si
intendono le facoltà intellettive, l’erudizione accademica, ma una
parte sottile che compone gli strati superiori dell’anima, e che può
comunicare con lo spirito.
Nella meditazione
vengono usati il corpo mentale inferiore e quello superiore. Il
corpo mentale è la sede del pensiero puro, privo di emozioni. Quando
i pensieri sono turbati è perchè il corpo astrale è riuscito a
coinvolgere il mentale. Nella meditazione si apprende come mantenere
il corpo mentale “pulito”.
Nel piano mentale
risiede la facoltà dell’intuizione quale possibilità di percepire
senza l’ausilio del ragionamento e dell’esperienza, e ciò che più
conta è che ciò che si intuisce è sicuramente il meglio di ciò che
potremmo cogliere; ecco perché l’atto intuitivo permette di
comunicare con il maestro interiore.
Anche la
concentrazione risiede nel mentale e permette di restare fissi su di
un pensiero buono, senza alcuno sforzo, ecco perché la
meditazione serve nello studio e per rafforzare la memoria.
Nella meditazione
avviene la fusione tra conoscente e conosciuto, così se medito su
una rosa, io sono la rosa. Venendo a mancare l’egoriferimento, il
fuori e il dentro si unificano e si attua la appercezione del tutto
dentro e tutto fuori contemporanei, come se l’uomo fosse nel mondo e
il mondo nell’uomo; ecco perché la meditazione porta alla
chiaroveggenza.
La meditazione è
una autodisciplina che attraverso l’uso del corpo mentale, porta
alla liberazione dalle illusioni. La meditazione non è
intellettualizzazione ma libertà di pensiero, decondizionamento.
Essa è adatta a
tutti senza distinzione di culture, credo religioso,
scolarizzazione. La sua meta è consapevolezza dell’unione con la
coscienza cosmica.
Nei livelli
superiori la meditazione porta all’uso del corpo causale, chiamato
anche akasico. Nel causale si percepisce che lo scopo della vita è
quello di passare dall’inconsapevolezza alla coscienza completa,
ampliata, totale.
Nei processi
cognitivi il corpo causale coglie l’ essenziale, ciò che veramente
vale e serve, ecco perché la meditazione serve nelle
scelte della vita. E’ nel corpo causale che ci si cura da tutti
i mali, ecco perché la meditazione allontana tutte le
malattie e guarisce.
L’uomo sano è
colui che vive bene con se stesso e con gli altri, ed ama la vita
come mezzo della propria realizzazione umana.
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