Artefice della
pratica mesmerica fu Anton Mesmer (1734-1815) medico e fisico
austriaco dal cui nome fu coniato il termine “mesmerismo”.
Il pensiero di
Mesmer oscillò tra spiritualismo e materialismo riunendo due
dottrine: una di natura fisica e l’altra medica. Egli credette di
aver rintracciato il rimedio universale: il fluido magnetico di
natura biologica (e per questo, detto anche magnetismo
animale).
La dottrina del
magnetismo animale trova le sue origini già in Paracelso
(1493-1541) che introdusse l’uso della calamita
(magnetite) in Occidente quale uso terapeutico.
Si possono
considerare altri precursori: Marsillo Ficino, Pietro Pomponazzi e
Girolamo Cardano.
Dal 1776 Mesmer
abbandonò l’uso della calamita e ricorse all’imposizione
delle mani coniando il suo assioma: “Unica è la malattia,
quindi unico è il farmaco che è il fluido universale o
fluido magnetico; la crisi è il mezzo per superare la
malattia”.
Prima a Vienna,
poi a Parigi (dal 1778 al 1815) il mesmerismo divenne la terapia di
moda. La famosa tinozza o Baquet e la sala delle crisi (la
salle des crises) divennero lo scenario nel quale l’arte del
mesmerismo si sviluppò e crebbe.
Ad una analisi
contemporanea si possono rintracciare tre indirizzi principali
nell’azione terapeutica di Mesmer: per
suggestione ipnotica,
tramite la psicoterapia, attraverso la
bioenergia.
Il termine
ipnosi non era ancora stato coniato, ma l’azione mesmerica
induceva uno stato diversificato di coscienza, chiamato
sonnambulismo, e la storia dell’ipnotismo riporta il termine
ipno-magnetismo dalla scuola francese di Nancy, in particolare nella
figura di Charcot (1825-1893).
I due fattori
principali dell’ipnomagnetismo vengono individuati nella
suggestione verbale e non verbale (comunicazione non verbale) e
nell’energia fluidica emessa dall’ipnotista.
Durante le sedute
mesmeriche si faceva uso delle proposizioni verbali, della musica
(egli stesso suonava l’armonica a vetri): ingredienti sufficienti
per intravedere in Mesmer un precursore della
psicoterapia.
D’altronde la crisi catartica (crisi mesmeriana) auspicata
quale passaggio finale per raggiungere la guarigione è sicuramente
un indispensabile elemento psicoterapico. Per quanto concerne la
bioterapia, possiamo rintracciare diversi aspetti tutt’oggi
condivisi dai cultori della cura attraverso l’imposizione delle
mani. Per Mesmer la malattia è disarmonia, e il magnetizzatore
è un “accordatore”.
La supposizione
che il fluido magnetico fosse simile all’attività elettrica del
sistema nervoso e che attorno ai nervi scorresse il fluido,
riportano alla fisiologia tradizionale orientale con la
presenza di appropriati canali nei quali circolerebbe l’energia
vitale.
Le affinità tra
questa energia e il fluido mesmeriano sono numerose; ad esempio la
presenza di un codice binario della dispersione (mesmerismo
negativo) e bonificazione (mesmerismo positivo), l’influenza dei
passaggi magnetici (particolari movimenti effettuati con le mani
in prossimità del corpo del paziente) sulla circolazione sanguigna.
Oggi la tecnica
mesmerica si fonde più o meno consapevolmente con le metodiche
d’azione utilizzate nella bioterapia in senso lato e più
specificatamente nella
pranoterapia.
Va ricordato che
il fondatore dell’omeopatia, Samuel Hahnemann (1755-1843)
condivideva il ricorso al mesmerismo affermando che l’Energia Vitale
dell’operatore potesse riequilibrare il paziente, come leggiamo da
un suo scritto: “…Questa forza curativa, così spesso negata o
disdegnata per oltre un secolo… in virtù della quale la forte
volontà di una persona ben intenzionata nei confronti di una malata,
per contatto diretto o anche senza contatto e persino ad una certa
distanza, può portare l’energia vitale del mesmerizzatore, sano e
dotato di questo potere, all’interno dell’altra persona
dinamicamente (= senza supporto materiale)…”

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