Numerosi filosofi assegnarono il
ruolo prioritario al pensiero, così Kant (1724-1804) affermava
che nell’Io penso vi è il principio supremo di tutta la
conoscenza e, ancora, che l’Io penso è un atto di determinazione
esistenziale, che suppone già data l’esistenza.
Un’auto-coscienza che se utilizzata al meglio diviene il
principio della conoscenza.
Il pensiero crea, rimodella, ribalta una qualsiasi situazione
esistenziale.
Nell’ideologia del pensiero positivo si afferma che la
disposizione d’animo di una persona è in grado di plasmare e
determinare il proprio destino.
Negare l’esistenza di una situazione, di una malattia, asserendo
il suo contrario, attuando una inversione di polarità (da
negativo a positivo), permetterebbe di avviare il processo di
conversione; così l’affermazione risoluta di essere
perfettamente sano e felice, come il Creatore ha prodotto
all’origine, diventerebbe una realtà inoppugnabile.
La filosofia del “Pensiero positivo” si diffuse negli U.S.A.
all’inizio del novecento partendo dal New Thought, e
venne accolta da altri numerosi movimenti che aderirono al
paradigma che la causa dei malesseri è da imputare al pensiero
negativo.
Le critiche, la derisione altrui ed il complesso di inferiorità,
inclinano a pensare negativo, mentre osservare e rintracciare il
“meglio” anche nelle situazioni disastrose, innesca la
positività.
Ciò che viene proposto è un ragionamento per antitesi, un
rovesciamento della negatività per trovare la positività.
Per corroborare la convinzione di poter attuare il totale
capovolgimento della situazione, si può ricorrere alla “bisociazione” , come rintracciabile in Matteo “Chi ha paura di
perdere la vita è già morto e che non teme la morte vivrà in
eterno”, o in Fichte (1762-1814): “L’Io non è solo finito, è
anche infinito”; tali sistemi di riferimento, pur essendo
incompatibili tra loro, presentano un alto grado di coerenza.
Sono molti i detrattori di tale metodologia, che pongono in
allarme coloro che si autoconvincono, ma che alla fine sono
sempre come erano; difatti non basta ripetersi di essere
bellissimi, quando lo specchio rivela la inequivocabile realtà.
C’è anche il rischio che nel capovolgere il ragionamento,
indirettamente si corrobori l’aspetto negativo che vorrebbe
annullare. Per aggirare tale ostacolo, si sono apportate delle
varianti e senza volere la luna nel secchio, si è elaborato il
metodo del pensiero creativo.
Dal pensiero positivo si è così passati al pensiero creativo
quale aspetto dinamico e immanente del primo.
Dal pensiero positivo che afferma positivamente l’evento
negativo, si procede con il pensiero propositivo, nel quale i
mezzi per attuare la reale conversione sono: l’entusiasmo, la
passione ed il sentimento.
Una tipica successione dell’agire
creativo passa attraverso:
1° . l’isolamento del problema
2° . l’identificazione del fattore negativo che lo determina
3° . la riproposta in positivo
4° . l’agire in merito.
Con il pensiero creativo si producono degli attrattori
spazio-temporali che attivano realmente (anche sul piano fisico)
dei cambiamenti: creare vuol dire emettere novità.


Rimandi:
- pensiero creativo
- pensiero propositivo
- visualizzazione positiva
- visualizzazione creativa
Per saperne di più:
- Shakti Gawain, Visualizzazione creativa, ed. Red