Il termine
“psicobiofisico” fu coniato dal fisico Marco Todeschini
(1899-1988) per unificare le scienze fisiche, biologiche e
psicologiche.
La
psicobiofisica è in contrasto con Newton e Einstein e nel suo
multidisciplinare approccio scientifico propone ipotesi e modelli in
grado di spiegare l’unità degli eventi che in questa creazione si
sono susseguiti.
Secondo Todeschini
non esisterebbe il vuoto, ma tutto è immerso in una sostanza che
sarebbe l’etere, ovvero in uno “spazio fluido”, nel quale
tutti i corpi sono sottoposti dinamicamente a movimenti, in quella
che chiamò “spaziodinamica”.

Riferimenti
teorici della psicobiofisica
La psicobiofisica
non si ferma a spiegare i fenomeni di natura fisica e
astrofisica ma, nell’intento di conglobare la biologia e
la psicologia, si interessa dello stato di salute e della
cura delle patologie, assumendo, anche, una valenza terapeutica,
quindi annoverabile nelle medicine complementari.
Nelle esposizioni
di Todeschini si rintracciano approcci filosofici presenti in
Anassagora, Platone e Aristotele; e l’idea
dello spazio fluido risulta assai vicina al credo
ayurvedico
della presenza di un’energia primordiale presente in ogni luogo
della creazione denominata Prana, e in parte anche con
l’energia “Qi” propria del pensiero della
medicina tradizionale cinese.
Per Todeschini in
tutto l’universo vige un determinismo che persegue
l’obiettivo per il quale è stato creato, ovvero per la vita e per lo
spirito di tutto ciò che lo forma.
In tal guisa, la
psicobiofisica finisce per occuparsi di metafisica e di
spiritualità, allacciandosi ai fini delle pratiche salutistiche
naturali, ed in particolare a quelle bioenergetiche.
Secondo Todeschini
è la psiche (o anima) che espleta le facoltà cognitive e non il
cervello; quest’ultimo è solo un indispensabile mezzo di passaggio
tra la percezione sensoriale ed il vissuto psichico.

La teoria delle
apparenze
Tutti i fenomeni
esterni (oggettivi), quando vengono percepiti dall’anima, diventano
soggettivi in quella che Todeschini definì “teoria delle
apparenze”. Sarebbe proprio la presenza dei sensi a dimostrare
scientificamente l’esistenza dello spirito, che opera tramite
l’etere, cioè nello “spazio fluido”.
La realtà
sensoriale (soggettiva) non sarebbe il frutto di illusorie
traduzioni tra organi di senso, cervello e psiche, ma la realtà
dello spirito; permettendo una ricostruzione tra il mondo materiale
e quello spirituale, che, nella psicobiofisica, venne chiamato “principio
unifenomenico”.
Tale modulazione
avverrebbe principalmente a carico del cervello e del midollo
spinale.
Tra l’uomo e
l’universo viene mantenuta una continua relazione che permette una
interazione animica-energetica-spirituale, tanto da permettere di
operare in concomitante simbiosi, così diverrebbero spiegabili le
facoltà paranormali e l’incanalamento delle forze eteriche in quella
che viene chiamata pranoterapia; la mente dell’uomo, immersa
nello spazio fluido, può emettere e modulare radiazioni che possono
propagarsi nell’etere.
Se tali emissioni
entrano in consonanza con altri emettitori posti sulla stessa
frequenza (uguale vibrazione), si ottiene l’interazione. Gli organi
di senso sarebbero in grado di generare campi energici che possono
raggiungere grandi distanze, essendo di altissime frequenze
elettromagnetiche. A guidare tali emissioni sarebbero l’intenzione
dell’individuo e l’atto di volontà.
Con tale ipotesi
Todeschini avalla la possibilità di una diretta interazione tra
mente e materia e la possibilità di modulare l’energia in uscita,
ovvero dalla psiche verso il mondo esterno.

In questa visione,
tutto interagisce, ogni cosa è utile e compartecipe al grande
disegno cosmico.

Ipotesi
bioenergetiche
Come dicevamo, con
la psicobiofisica si spiegherebbero tutte le pratiche terapeutiche
bioenergetiche ma anche quelle mentali, anzi, queste
ultime sarebbero alla base di ogni atto curativo.
Nella pranoterapia
è la mente dell’operatore a modulare il “flusso bioplasmatico”, che
viene incanalato nelle mani.
Per dimostrare le
sue ipotesi bioenergetiche, Todeschini inventò delle
apparecchiature; una di queste è il Fluidometro, un
“rilevatore psicobiofisico” utilizzabile per verificare l’emissione
energetica dei pranoterapeuti.
Todeschini studiò
i fenomeni di ripristino dell’armonioso fluire dell’energia per
curare le malattie, mettendo a punto il
“Fluidondulatore
trasmittente” in grado di produrre delle onde elettromagnetiche
agenti nell’etere che inducono la generazione di microcorrenti
nervose interagenti con il sistema endocrino, affinché le
ghiandole endocrine stimolate o inibite intervengano per il
ripristino dello stato di salute.
Anche in questo
caso sono rintracciabili delle, indirette, corrispondenze con la
medicina tradizionale indiana, come è dimostrabile una relazione
semantica tra le principali ghiandole endocrine con i vortici
energetici denominati Chakras.
Pur essendo stato
un grande scienziato, candidato nel 1974 per il premio Nobel per la
fisica, fu ignorato dagli accademici, forse per aver osato spingersi
oltre il comune e condizionato pensiero positivistico contemporaneo.

Per avere una
visione sintetica della psicobiofisica, consigliamo la lettura di:
Massimo
Teodorani, "Marco Todeschini, Spaziodinamica e psicobiofisica",
Macro Edizioni, 2006

|