Terapia ideata da John C. Lilly
(nato nel 1915), un neurofisiologo e psicoanalista statunitense che
a partire dal 1954 iniziò a studiare le reazioni fisiologiche ed i
processi mentali che si instaurano quando in un individuo vengono
soppresse le percezioni ambientali, ovvero viene sottoposto a
“deprivazione sensoriale”.
A tal proposito progettò una “camera
di deprivazione sensoriale”, composta da una vasca nella quale
il paziente si lascia galleggiare completamente al buio, per non
avere sensazioni visive, così come vengono inseriti dei tappi nelle
orecchie per isolare il soggetto dalle percezioni uditive.
Per tranquillizzare il paziente gli
viene permesso, in caso di necessità, di accendere la luce, e se
vuole può uscire dalla camera, non essendo chiusa a chiave la porta.
La camera ideata da John Lilly è
stata chiamata con vari nomi: vasca di deprivazione sensoriale,
vasca di isolamento, vasca di galleggiamento o floating tank.
Il corpo sta a galla facilmente
perché l’acqua contiene una soluzione salina ad alta concentrazione.
La temperatura viene mantenuta a 45°C.
Lo scopo principale di tale terapia è
quello di isolare il corpo e la mente dalle stimolazioni sensoriali
e procurare un piacevole stato di abbandono.
Questa speciale camera anecoica,
fornita dalla vasca con l’acqua, non viene utilizzata solo per
attuare la deprivazione sensoriale, ma è una camera adibita ad una
particolare psicoterapia, difatti è munita di altoparlanti e
microfono per poter dialogare con il terapeuta; in tal caso si può
definire “terapia del galleggiamento” quella particolare
psicoterapia o ipnositerapia.
In alcuni casi la camera è anche
dotata di uno schermo per proiettare immagini, accompagnate anche da
brani musicali.
In media una seduta dura una o due
ore ed è ripetibile a piacimento.
La terapia del galleggiamento si è
diffusa negli Stati Uniti, in Australia ed in Europa; viene
utilizzata per curare lo stress, l’ansia e le malattie di origine
psicosomatica, e anche per i disturbi muscolari.
Ha dato buoni risultati nel
trattamento di dipendenze, tabagismo, etilismo e dipendenza da
droghe pesanti.
Va sottolineato che la fase del
galleggiamento e della deprivazione sensoriale rappresenta solo una
parte della terapia, che sfocia in altre metodiche e tecniche
mentali, quali l’ipnosi, la meditazione, la visualizzazione, ed
anche in discipline complementari quali la fototerapia e la
musicoterapica. Resta fermo e predominante l’approccio
psicoterapeutico.

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