Le proprietà
salutari del vino erano ben conosciute nell’antichità, tanto da
sfociare in mito, leggenda e sacre tradizioni (le tracce del
consumo del vino risalgono almeno a 10.000 anni fa).
L’accostamento tra
vino rosso e sangue si riferisce alla componente mistica che da
sempre ha posto in correlazione il succo fermentato dell’uva e il
sangue dell’uomo e degli animali, quale dimora dell’anima. Ed è
luogo comune, a rigor di popolo, asserire che un bicchiere di vino
rosso fa buon sangue.
I biochimici hanno
rintracciato nel vino oltre 300 sostanze con azione
preventivo-terapeutica. L’azione del vino sull’organismo umano è a
largo raggio: incrementa la secrezione salivare (attività
scialagoga) e dei succhi gastrici; ha un’azione
antisettica del cavo orale. Interviene sulla circolazione
sanguigna periferica dilatando i vasi sanguigni e migliorando la
microcircolazione. In giuste dosi possiede un’azione
stimolante cerebrale e serve per combattere l’ansia.
Tra le sostanze
presenti nel vino ve ne è una che ha interessato i biochimici ed i
medici: si tratta del resveratrolo (3,4,5 triidrossistilbene), che è
una fitoalexina prodotta dalla vite ed è presente nella buccia degli
acini, in quantità maggiore nelle uve rosse, rispetto alle bianche.
Come composto
fenolico, il resveratrolo assicura al vino rosso un potenziale
antiossidante ed un’importante azione preventiva a carico dell’apparato
cardiocircolatorio.
Un altro principio
attivo che ha attirato l’attenzione dei ricercatori sono le
proantocianidine (PCO è il loro acronimo), che sono presenti in dosi
maggiori nei semi, ma anche in altre componenti dell’uva e della
vite.
I PCO sono ottimi
antiossidanti con azione sul microcircolo cerebrale e cardiaco.
Grazie a queste caratteristiche si suppone che il vino possa essere
d’aiuto nel morbo di Alzheimer e in quello di Parkinson.
I polifenoli, i
flavonoidi, gli isoflavoni presenti nel vino (per il loro potere
antiossidante) prevengono i danni da invecchiamento precoce e
mitigano quelli causati dall’inquinamento ambientale.
Recentemente in
Francia sono stati condotti degli studi che hanno rintracciato la
correlazione tra la presenza del così detto colesterolo buono (Hdl)
e il consumo giornaliero, moderato, di vino rosso.
Per gli astemi
è possibile assumere l’estratto secco di vino rosso, da
sciogliere nell’acqua per poter utilizzare il benefico effetto dei
polifenoli (un grammo di polvere corrisponde ai polifenoli presenti
in dieci bicchieri di vino rosso).
Anche il vino
bianco fa parte della pratica salutistica denominata
vinoterapia, e pare che abbia un’azione preventiva sui disturbi a
carico dell’apparato respiratorio, oltre a favorire la
diuresi.
Nel vino bianco vi
sono due sostanze alle quali sono state assegnate attività
terapeutiche: l’acido caffeico ed il tirosolo, che nell’organismo
umano regolano il rilascio delle citochine. Tale azione è favorevole
negli stati infiammatori, responsabili tra l’altro dell’artrite
reumatoide.
Un semplice metodo
di cura attraverso l’uso del vino, consiste nel ricorrere a quelli
che vengono chiamati i “vini medicati”, ovvero gli enoliti.
Si tratta di
tinture vinose ottenute ponendo a macero una o più droghe vegetali,
di norma allo stato secco. Gli enoliti sono soluzioni idroalcoliche
che si ottengono macerando una droga secca in vino generoso, per un
tempo medio di 10 giorni, con rapporto droga solvente di 30–50 g di
droga in un litro di vino. La macerazione avviene (salvo eccezioni)
al buio. In alcuni casi si opera una digestione o una decozione,
seguita dalla macerazione; si possono anche ottenere per diluizione
di estratti o tinture. In linea generale si usa il vino bianco per i
medicati diuretici e il vino rosso per i medicati
astringenti.
E’ bene ricordare
che l’assunzione del vino deve essere moderata, poiché un
eccessivo consumo ne annulla gli effetti benefici e instaura
patologie anche gravi.
L’ultimo ritrovato
della cosmesi, impropriamente classificato come vinoterapia,
consiste nel sottoporre il corpo a bagni parziali o totali
nel vino. I principi basilari sono gli stessi della
talassoterapia e balneoterapia, ma al posto dell’acqua
viene utilizzata l’uva ed i suoi prodotti derivati.
In Francia, a tal
proposito, ultimamente ha molto successo la cura del “bagno nel
barile di vino”. In realtà tale pratica era già diffusa dalla
medicina popolare nei tempi passati, quando si sottoponevano i
bambini gracili a bagni in una tinozza con il vino.

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