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Le arti marziali o
arti della guerra, prendono questo nome in occidente, in onore del
Dio della guerra “Marte”, mentre in oriente le stesse sono
identificate solo con il loro nome originario.
E' difficile
stabilire una datazione ed un'ubicazione precisa del luogo nel quale
queste discipline abbiano avuto origine; tuttavia si presume che
siano nate e si siano poi diffuse nell'est e sud-est asiatico. Le
notizie più attendibili fanno risalire le origini alla Cina del
terzo millennio a.C. durante il regno “dell'imperatore giallo” Huang
Ti, anche se si narra esistessero già da tempo forme di
combattimento.
Di quei periodi
tuttavia non esistono testi, e tutto ciò che sappiamo lo dobbiamo
alla tradizione orale, che ci ha permesso di averne conoscenza. La
leggenda vuole che nel periodo aureo cinese, ovvero quello
predinastico, i governanti fossero degli illuminati che curavano gli
interessi della collettività, e non i propri. Era un periodo in cui
la contemplazione della natura, il canto, le danze, erano
appannaggio inizialmente delle donne sciamano ”WU”, e solo
successivamente degli uomini. Ed è appunto in queste danze sciamaniche che si riscontrano molti dei movimenti di quelle che
sono oggi definite le cosidette “Arti Interne”. Non c'è da stupirsi
che le origini facciano risalire i primi movimenti entrati a far
parte del bagaglio tecnico marziale, proprio all’opera degli
sciamani, essendo essi figure chiave in molte delle società antiche.
Lo sciamano è
la guida del gruppo, colui che sta a metà fra mondo fisico e mondo
animico, colui che guarisce con le piante e con l'arte del mantra,
colui che conosce il destino degli altri e li guida verso la loro
via. Un uomo, un guaritore, un sacerdote, un profondo conoscitore
della natura umana non potrebbe che essere la persona più adatta
all'evoluzione di tali arti.
Se prendiamo in
considerazione questo aspetto evolutivo molto importante, dobbiamo
quindi anche considerare che le arti marziali, non sono nate con
l'unico scopo di servire la guerra. I movimenti tratti dalle
danze sciamaniche avevano lo scopo di entrare in contatto con
gli spiriti durante i rituali, e quindi da questo punto di vista
dovremmo vederle più simili ad un “mudra” che ad una tecnica
di guerra.
Per ciò che concerne
i vari stili legati alle figure di animali, ed in Cina essi sono
molto importanti all'interno della vasta gamma di metodiche marziali
tradizionali, possiamo dire che in essi nulla vi è di legato alla
guerra. Lo svilupparsi di una forma o un'altra secondo le zone del
territorio, era probabilmente legata alla loro struttura fisica ed
alle loro abitudini di movimento, e comunque lo scopo principale era
quello di eseguire esercizi che dessero forza, velocità,
flessibilità e resistenza al corpo, che in quanto sede dell'anima,
andava curato e rinforzato. Quello che in occidente definiamo Mens
sana in corpore sano.
L'odierna evoluzione
delle arti marziali si è sicuramente allontanata molto da quella che
era la disciplina tradizionale, sia da un punto di vista tecnico,
che da un punto di vista filosofico.
Tutti i guru,
anticamente erano non solo insegnanti di tecniche, ma anche dei
maestri di vita che curavano lo spirito del loro allievo, portandolo
attraverso la disciplina del corpo all'evoluzione dello stesso.
Va comunque chiarito
che la Cina è probabilmente solo la terra madre di queste
discipline; infatti in quasi tutti i paesi asiatici si riscontrano
varie forme di arti marziali, praticate sia a mani nude che con armi
di vario tipo e tutte aventi origini piuttosto antiche.
Oggi, purtroppo,
delle arti marziali si è persa tutta la parte che all'allievo
sarebbe veramente utile, ovvero la ricerca di se stesso attraverso
una disciplina che tonifica anima e corpo, dando una salute in senso
globale. Diventa fondamentale a questo punto, per chi vuole
avvicinarsi alle Arti Marziali cominciare a considerare le stesse
non come semplici mezzi di combattimento, bensì, come avviene dai
tempi più antichi, una vera forma di evoluzione del proprio “IO”.
Ed è così che
attraverso il lavoro del corpo, si nutre anche la mente, ed ogni
movimento effettuato, prima di divenire una tecnica, è un mezzo di
comunicazione con la parte più profonda di noi stessi.
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