Il nome di
medicina ortomolecolare fu coniato dal chimico Linus Pauling,
insignito per due volte del premio Nobel.
Con il termine
ortomolecolare si intende “la giusta molecola”, facendo
ricorso a forti dosi delle sostanze nutrizionali che sono
normalmente presenti nel corpo umano.
Il divulgatore di
tale metodo fu il dottor Lothar Burgerstein, che negli anni
Sessanta, dopo essersi curato con il metodo di Pauling, ne divenne
un convinto sostenitore.

Tra medicina
accademica e complementare
La medicina
ortomolecolare interviene tramite una giusta integrazione
nutrizionale, e sposa sia la medicina accademica che quella
complementare.
Dalla prima ricava
le conoscenze, basate sulla biochimica, apportando mirate variazioni
della quantità di sostanze indispensabili allo svolgimento di tutte
le funzioni vitali dell’organismo. In questo caso è la valutazione,
ad esempio dell’accrescimento del quantitativo di vitamine, o
minerali, o ormoni, che saranno somministrati.
Dalle medicine
complementari, coglie il significato dell’evento globale, del
pensiero olistico, dell’agire della mente, dei fattori ambientali.

Ambiti di
applicazione
La medicina
ortomolecolare interviene anche nel caso di malattie mentali, e già
nel 1952, i dottori Hoffer e Osmond, somministrarono dosi massicce
di vitamina PP a soggetti schizofrenici. Oggi la cura delle malattie
mentali, con tale medicina, viene chiamata “Psichiatria
ortomolecolare”.
Anche numerosi
dietologi ricorrono a tale medicina, così il dottor Atkins,
ricorreva alla somministrazione di forti dosi di vitamine di tipo B,
C, ed E, per aiutare gli individui a dimagrire.
Un altro campo di
utilizzazione dei “microelementi” è quello della prevenzione,
assumendo le sostanze integrate nella normale alimentazione.

Micronutrizione
Al giorno d’oggi,
al termine medicina ortomolecolare viene preferito quello di
micronutrizione, che pur restando fermo ai principi
ortomolecolari, si è spostato verso la scienza della nutrizione,
disciplina facente parte del contesto accademico ufficiale.

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